L’Omeopatia: il malato prima della malattia

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L’omeopatia è la più diffusa tra le medicine non convenzionali, tanto che oltre 10 milioni di Italiani sono ricorsi almeno una volta ai rimedi omeopatici (il numero di persone che segue l’oroscopo è nettamente superiore, ma questo non significa che l’astrologia predica il futuro).

Con questa breve frase abbiamo reso perfettamente l’idea di quanto scottante sia attualmente l’argomento omeopatia.


Perché l’omeopatia dovrebbe funzionare?

Nonostante i rimedi omeopatici siano costantemente bersagliati dalle critiche degli scettici e di numerosi scienziati, secondo gli ultimi dati Doxa circa 4 italiani su 5 si dichiarano soddisfatti degli esiti delle cure. Nel nostro Paese cresce infatti costantemente il numero di persone e medici che rivendicano il ruolo alternativo e a volte integrativo dell’omeopatia rispetto alla medicina tradizionale.
Soprattutto negli ultimi dieci anni ed in particolare in Francia, Inghilterra e Germania si è assistito ad una crescita esponenziale delle ricerche sull’efficacia dell’omeopatia. In alcuni Paesi come Francia e Germania i rimedi omeopatici vengono addirittura rimborsati parzialmente o totalmente dal servizio di sanità pubblica e l’omeopatia viene praticata all’interno del Servizio Sanitario in ambulatori ospedalieri.
L’azione dell’omeopatia è più simile all’azione di un vaccino che a quella di un antibiotico. Con la medicina omeopatica si somministrano infatti sostanze simili all’agente che produce quel tipo di malattia. In questo modo si stimola una reazione immunitaria adeguata che va a rinforzare le difese dell’organismo favorendo la guarigione o prevenendo la patologia.
L’omeopatia mette in primo piano il malato e non la malattia, proponendosi di curare non tanto la patologia in sé quanto il “terreno” su cui la malattia sta agendo.
La prevenzione nasce soprattutto da un riequilibrio delle caratteristiche patologiche e dell’energia vitale della persona. Quando la malattia si instaura inizia infatti un disequilibrio dell’energia vitale dal quale emergono i sintomi tipici della patologia. Questo disequilibrio può essere trattato con un intervento appropriato di natura omeopatica.


Diluizione omeopatica

L’omeopatia si differenzia dalla farmacologia classica anche per le tecniche di preparazione dei rimedi.
In ambito omeopatico si utilizzino – o si possano utilizzare – tutte le sostanze presenti in natura, non così come si trovano, bensì diluite. In tal senso, appare evidente il netto contrasto con la farmacologia classica, che tende ad isolare e a concentrare sempre di più i princìpi attivi di interesse salutistico.
La prima e più importante caratteristica delle preparazioni omeopatiche è quindi la diluizione. Se da un lato questa peculiarità rende l’omeopatia una scienza praticamente immune da effetti collaterali (cui la moderna farmacologia è pesantemente gravata), dall’altro pone molti dubbi sulla sua scientificità, dato che spesso si utilizzano diluizioni talmente numerose da azzerare il contenuto della sostanza originaria. D’altronde, la moderna farmacologia, pur essendo molto efficace nelle condizioni di emergenza, dove si tratta di salvare la vita in casi estremi (guerre, incidenti, interventi chirurgici, malattie acute ecc.), spesso fallisce – direttamente o indirettamente (per eccesso di effetti collaterali) – nel trattamento di patologie complesse come le malattie autoimmuni, la sclerosi a placche, le malattie allergiche, le disfunzioni gastrointestinali, le malattie della pelle come la psoriasi ecc.


Dinamizzazione omeopatica (potenziamento)

Oltre alla diluizione, le tecniche utilizzate per la produzione di rimedi omeopatici sfruttano un secondo elemento di importanza fondamentale: la dinamizzazione (o «potenziamento»).
La dinamizzazione consiste nello scuotimento del prodotto diluito, da effettuarsi per almeno 100 volte in senso verticale, con movimenti netti, veloci e di breve distanza (circa 20 centimetri).
Attualmente, per ovvie ragioni, la maggior parte delle aziende utilizza appositi apparecchi per la dinamizzazione dei prodotti omeopatici; tuttavia, vi sono ancora produttori che prediligono la preparazione manuale, sostenendone la maggior efficacia.
In conclusione, la preparazione dei prodotti omeopatici consiste in passaggi successivi, nei quali una sostanza base (per esempio l’arsenico, la camomilla o il caffè), viene dapprima diluita e successivamente dinamizzata.


Diluizioni Hahnemanniane

In omeopatia, la diluizione avviene comunemente secondo un fattore di 10, 100 o di 50.000: le diluizioni effettuate con passaggi decimali si chiamano appunto «decimali» e si indicano con «D» (talora, più raramente, con «X»). Similmente, le diluizioni che avvengono con passaggi centesimali si chiamano «centesimali» e si indicano con «CH»; il «C» sta per «centesimale», mentre l’«H» è l’iniziale di Hahnemann (1755-1843), cognome del medico tedesco fondatore dell’omeopatia.
Hahnemann sostenne inizialmente l’uso delle diluizioni centesimali. Solo in epoche successive si preferirono le diluizioni cinquantamillesimali, indicate con la numerazione romana «LM».
omeopatia diluizioni dinamizzazioni
Come esempio, si consideri il sale da cucina, il cloruro di sodio, che in omeopatia si chiama con il suo nome latino, Natrum muriatìcum.
Supponiamo di utilizzare la tecnica centesimale: si prende quindi un grammo di sale da cucina e lo si scioglie in 99 grammi di acqua, agitando con energia il flacone per 100 volte in senso verticale: ciò che otteniamo è la prima diluizione centesimale, che si indica con 1 CH. Successivamente, si prende 1 centimetro cubico (1 cc) della diluizione 1 CH e lo si scioglie in 99 cc di acqua, la si dinamizza e si ottiene la 2 CH; si prende 1 cc della 2 CH, lo si scioglie in 99 cc di acqua, si dinamizza e si ottiene la 3 CH, e così via.
Supponiamo di utilizzare la tecnica decimale; si prende un grammo di sale da cucina e lo si scioglie in 9 grammi di acqua, agitando con energia il flacone per 100 volte in senso verticale: ciò che otteniamo è la prima diluizione decimale, che si indica con 1 DH. Successivamente, si prende 1 centimetro cubico (1 cc) della diluizione 1 DH e lo si scioglie in 9 cc di acqua, la si dinamizza e si ottiene la 2 DH; si prende 1 cc della 2 DH, lo si scioglie in 9 cc di acqua, si dinamizza e si ottiene la 3 DH e così via.
Le diluizioni più in uso in omeopatia sono la 4, la 5, la 7, la 9, la 15, la 30, la 60, la 100 e la 200 CH; ciò vale naturalmente anche per le decimali, mentre le LM più comuni sono la 6, la 18 e la 30 LM.
Dinamizzazioni meno usate sono le millesimali (simbolo latino «M»), le decamillesimali (simbolo «XM» o «DM») e le milionesime (simbolo «MM»). Per la preparazione di tali dinamizzazioni si ricorre a contenitori di vetro nuovi per ogni passaggio: si può immaginare, dunque, che al fine di approntare una dinamizzazione duecentesimale, occorrono ben 200 passaggi, con 200 diversi contenitori di vetro!


Dinamizzazione VS diluizione

In omeopatia conta maggiormente la dinamizzazione della diluizione, poiché la diluizione toglie semplicemente la potenziale tossicità delle sostanze impiegate, mentre la dinamizzazione conferisce alla diluizione il tanto discusso “quid energetico”, che costituisce la base di azione del rimedio.
Ecco il motivo per il quale in omeopatia, quando ci si riferisce ad un prodotto, si parla di esso in termini di dinamizzazione e non di diluizione. Si considerano
«basse» le dinamizzazioni sino al 9 (D o CH o K o LM ecc.),
«medie» quelle comprese fra il 10 e il 15;
«alte» quelle superiori al 30 sino al 200;
«altissime» le dinamizzazioni superiori al 200.
Dal punto di vista dell’effetto clinico, per esempio, una 7 CH si avvicina maggiormente ad una 7 D, che non ad una 14 D (che equivarrebbe ad una 7 CH, in base alla diluizione).
Un sinonimo di dinamizzazione è il termine «potenza», usato soprattutto dalla scuola tedesca e anglosassone. Sempre riferendoci all’effetto clinico, le basse potenze (o dinamizzazioni) agiscono maggiormente sui tessuti in rapida crescita, in particolare le mucose, la pelle, il midollo osseo e il territorio gastrointestinale in generale; le medie potenze sui muscoli, il fegato, il rene, l’osso, le cartilagini; le alte potenze sull’endocrino, il sistema nervoso periferico, l’innervazione neurovegetativa, i nuclei sotto-corticali e in parte sul sistema nervoso centrale; le altissime potenze prevalentemente sul sistema nervoso centrale nelle sue funzioni più elevate. (my-personaltrainer.it)

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